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Il gesto di Caino

AutoreMassimo Recalcati

Casa editrice: Einaudi

Anno di pubblicazione: 2020

Collana: Einaudi Stile Libero

Pagine: 128

ISBN: 978-88-06-24744-8

Il gesto di Caino: dalla disperazione alla speranza – quando la colpa diventa possibilità di rinascita

Dopo la cacciata dal paradiso di Adamo ed Eva, la Bibbia apre un nuovo capitolo della storia umana: un inizio oscuro, intriso non di vita ma di sangue fraterno. Nel libro della Genesi Caino uccide il fratello Abele. In Il gesto di CainoMassimo Recalcati lo definisce un atto “senza pietà”: Caino sopprime il fratello e spezza sul nascere la fraternità, con una violenza che non lascia spazio al dialogo né alla speranza. È significativo che la seconda relazione umana narrata dalla Bibbia non nasca dall’amore, ma dall’odio: quella tra due fratelli, Caino e Abele. Prima di ogni slancio altruistico, l'uomo fa esperienza di invidia e distruttività. Ciò non dipinge l'umanità come irrimediabilmente malvagia, ma offre uno sguardo realistico sulla condizione umana: la fraternità non nasce spontaneamente idilliaca, bensì si rivela fin da subito fragile e minacciata dalla violenza.

Il significato del gesto di Caino: invidia e rifiuto del fratello

Caino, primogenito di Adamo ed Eva, vede nella nascita del fratello minore Abele una minaccia intollerabile alla propria unicità. La venuta al mondo di Abele lo detronizza dal ruolo di figlio unico e infrange l'illusione di essere "tutto" per i genitori. Da qui scaturisce l'odio invidioso: Caino non tollera l'esistenza dell'altro, percepito solo come usurpatore del suo primato. La sua è una chiusura narcisistica: Caino non accetta di condividere l'amore dei genitori con il fratello.

Accecato dal rancore, Caino ritiene perfino ingiusta la preferenza di Dio per l'offerta di Abele e alla fine, nell'odio, uccide suo fratello. Eliminando Abele, egli spera di cancellare la propria frustrazione, ma ottiene invece di inaugurare una tragica spirale di violenza fratricida. Esiste un'alternativa a questa catena di odio, oppure l'umanità è destinata a ripetere all'infinito il gesto di Caino? Questa domanda è al centro della riflessione di Recalcati.

Dalla colpa alla misericordia

Dopo il delitto, Dio chiede a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?» (Gen 4,9). Non è una richiesta di informazioni, ma un appello alla responsabilità. Caino inizialmente finge innocenza – «Sono forse io il custode di mio fratello?» – rifuggendo il confronto con la propria colpa. Allora il Signore pronuncia la sentenza: Caino sarà “fuggiasco e vagabondo” sulla terra. Eppure, Dio non lo abbandona a se stesso: non decreta la sua fine, anzi lo spinge a riconoscere la gravità del suo gesto.

Di fronte a questo richiamo divino, il cuore di Caino inizia a mutare. «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono» (Gen 4,13) confessa infine. In quel momento Caino riconosce l'orrore del proprio crimine e ne prova un pentimento sincero. È la svolta: il riconoscimento del male diventa la soglia attraverso cui può riaprirsi la speranza.

Proprio a questo punto, Caino sperimenta la misericordia. Dio, infatti, pone su di lui un segno di protezione, «perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse» (Gen 4,15). Quel segno di Caino non è un marchio d'infamia, bensì di clemenza: il Signore impedisce che la violenza continui e, così facendo, umanizza Caino, che non sarà ucciso a sua volta. Caino non viene annientato dal suo peccato; al contrario, può riprendere il cammino della vita. La Genesi narra che Caino, lasciata la sua terra, ebbe un figlio e costruì addirittura una città (Gen 4,17). È emblematico che il primo omicida diventi anche il primo costruttore: l'odio distruttivo si trasforma in capacità creativa. Sia il figlio che la città portano il nome Enoch, cioè “inizio”: un nuovo inizio che germoglia perfino dal buio della colpa.

La speranza oltre l'odio

La vicenda di Caino insegna che persino dall'ombra più cupa può scaturire una luce. Non solo dal bene nasce il bene, ma anche dal male può nascere il bene, come nota Recalcati. Caino non può ridare la vita ad Abele né cancellare il passato, ma può trasformare il proprio dolore in responsabilità e inaugurare un modo nuovo di vivere, a dimostrazione che anche dopo la colpa più atroce esiste un cammino di redenzione se vi sono pentimento e volontà di cambiamento.

Nella prospettiva cristiana, in questa vicenda Dio manifesta un equilibrio di giustizia e misericordia: ascolta il grido dell'innocente, ma protegge anche il colpevole. La logica è quella della misericordia divina: Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez 18,23). Così anche Caino riceve la possibilità di un nuovo inizio.

Ognuno porta in sé una parte di Caino e una di Abele. Tutti possiamo cadere nella tentazione dell'odio egoistico, oppure scegliere la via della responsabilità e dell'amore verso il prossimo. La fraternità è un compito difficile, da costruire ogni giorno riconoscendo nell'altro un fratello. La storia di Caino ci ammonisce sul pericolo della chiusura e della violenza, ma al tempo stesso apre alla speranza: attraverso il pentimento e l’apertura all’altro, anche dopo le colpe più gravi è possibile tornare a credere nell’amore e a costruire un futuro di riconciliazione.

Massimo Recalcati (Milano, 1959) è uno dei più noti psicoanalisti e saggisti italiani. Allievo di Jacques Lacan, è docente universitario, fondatore di Jonas – Centro di clinica psicoanalitica – e collaboratore di numerose riviste e giornali. I suoi studi intrecciano psicoanalisi, filosofia e teologia, con particolare attenzione al desiderio, alla Legge e alla dimensione del dono. Tra le sue opere più note: Ritratti del desiderio, Il complesso di Telemaco e Il gesto di Caino, in cui la riflessione psicoanalitica incontra le domande ultime sul male, sul perdono e sulla speranza.

Pubblicato il 08.12.2025