L’aggettivo culturale e, più in generale, il termine cultura sembrano essere stati lentamente spinti oltre il confine delle realtà rilevanti, quelle che si ritengono capaci di incidere nel percorso esistenziale dell’uomo e della donna. Attività che possono forse costituire uno sfizioso e persino nobile abbellimento, un buon passatempo, ma che, in ultima analisi, risultano “spuntate”, incapaci cioè di raggiungere gli ambienti dove la persona decide di sé e del mondo che le sta attorno. Qui il tavolo di lavoro è occupato da grafici, numeri, strumenti immediatamente operativi, accompagnati, in sottofondo, da un gonfio e disarticolato bagaglio di emozioni. Poco altro. L’animo, allora, si rasserena: ho a disposizione tutto quello che mi è necessario per un buon vivere. Eppure, di tanto in tanto, lo scenario è attraversato da elementi inattesi, fattori che sfuggono alla presa della comprensione. Sembrano sollecitare l’attenzione oltre alla linea che spesso si ritiene l’estremo limite della reale. Interrogativi che esigono risposte, se non esaustive almeno autentiche, saporite. Esperienze o fatti che chiedono sia svelato il loro senso, il contributo che possono offrire al cammino della persona e dell’intera società. È una percezione che riteniamo risuoni, discreta anche se non sempre riconosciuta, nell’animo di tanti: «di fronte all'evoluzione attuale del mondo, diventano sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi più fondamentali: cos'è l'uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che continuano a sussistere malgrado ogni progresso? Cosa valgono quelle conquiste pagate a così caro prezzo? Che apporta l'uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita?» (Gaudium et spes, 10). Si può cercare di metter tutto a tacere? Sì, non pochi scelgono di annegare la propria interiorità. La nostra società offre, tragicamente, migliaia di possibilità. Rimane però sempre, testarda e discreta, un’eco che, toccando profonde e forse dimenticate corde del cuore, emerge come un invito: affacciarsi oltre il confine ed iniziare ad esplorare. Val la pena rischiare? E’ bene fidarsi o è meglio rientrare nelle coordinate di sempre che, dopotutto, garantiscono una certa, seppur banale, comodità? Il Circolo «Cultura Animi» desidera piantare la propria tenda lungo questa frontiera. Siamo persuasi che la cultura sia una bussola capace di sostenere un cammino di ricerca autentica. Sorge forse una domanda: come l’approfondimento culturale può svolgere questo compito? Per rispondere è necessario chiarire, almeno rapidamente, che cosa intendiamo con la parola cultura: essa è, nel suo cuore pulsante, testimonianza. Padri e madri, fratelli e sorelle, sollecitati da domande simili a quelle che risuonano nel nostro animo, hanno scelto di avventurarsi oltre l’orizzonte delle ovvietà e sono rientrati carichi di un ricco patrimonio di conoscenza. Hanno scoperto che il mondo delle “cose” necessarie a una vita buona, veramente umana e sensata, è molto più vasto e maggiormente articolato di quello che si era sempre immaginato. Il loro racconto, la condivisione della loro comprensione della realtà, è la radice della cultura. Romanzi, dipinti, trattati storici o filosofici o teologici, poesie sono la forma che assume la loro testimonianza perché possa essere intesa, accolta e suscitare poi un confronto. Il patrimonio culturale può allora essere riconosciuto come bussola necessaria ad un cammino di ricerca personale: essa sa indicare sentieri promettenti o vicoli ciechi, contribuisce ad affinare ed estendere il raggio dell’attenzione, arricchisce il cuore di nuovi interrogativi. Se la cultura è, in ultima analisi, testimonianza allora emerge chiaramente la sua intima struttura relazionale. La comprensione del mondo nasce infatti nel grembo di una rete di relazioni, da un ascolto che, lentamente, diventa dialogo che poi può, e forse deve, diventare anche critica. Inoltre, ogni cultura autenticamente umana muove verso l’incontro con l’altro da sé. Le spinte interiori sono molteplici: il genuino desiderio di consegnare la bontà di una nuova scoperta, la volontà di saggiarne la consistenza, la speranza che essa contribuisca a edificare quella comprensione condivisa del reale che è necessaria a sostenere ogni tipo di vita sociale e comunionale, al di fuori della quale il soggetto è incapace di compiere se stesso. La natura relazionale della cultura non fa che confermare il suo valore nel contesto di un’esplorazione. Il nome del nostro Circolo, Cultura animi, intende esprimere la duplice dimensione del patrimonio culturale che desideriamo condividere: una cultura che contribuisca ad allargare gli orizzonti del pensiero e che sappia così stimolare la genesi di una rete di relazioni autentiche, in una circolarità virtuosa. È un’espressione che abbiamo accolto da san Giovanni Paolo II: «Tutte le varie forme della promozione culturale si radicano nella “cultura animi”, secondo l’espressione di Cicerone, la cultura del pensare e dell’amare, per cui l’uomo si eleva alla sua suprema dignità, che è quella del pensiero, e si estrinseca nella sua più sublime donazione, che è quella dell’amore» (Giovanni Paolo II, Discorso nell’incontro con gli uomini di cultura, Rio de Janeiro, 1 Luglio 1980). Affidiamo il nostro impegno a Gesù Cristo. Egli è Verbo del Padre che svela la verità del cosmo e della storia e che mostra come questo mistero, in fondo, non sia altro che relazione, amore: «In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà […] La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati» (Benedetto XVI, Angelus 07-06-2009). «La Chiesa [...] ha sentito il suo mandato, “va per tutto il mondo e predica”: è andata per tutto il mondo e ha predicato e ha incrementato tutto quello che può servire all’uomo per essere più buono e alla società degli uomini per essere più illuminata e più giusta. Il discorso di noi cristiani di oggi è un discorso su una formazione di una vera cultura: noi ci dobbiamo preoccupare d’aver la cultura, di avere una vera, completa, aggiornata cultura, perché più si sa e più si ama, più si sa e più si può servire, più si sa più si può testimoniare, più si sa e più si può evangelizzare» servo di Dio mons. Pietro Margini, Sant’Ilario d’Enza (RE) 04/02/1983
Introduzione
Pubblicato il 22 Giugno 2024